"...Un viaggio non ha bisogno di motivi..."
Nicolas Bouvier
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Valdearlgolfa (Teruel), la mukka al Meridiano Cero de Greenwich |
Difficile, per molti, capire con esattezza cosa spinga una persona
sana di mente a salire, in pieno inverno, su una moto e coprire, da
sola, 1.770 chilometri per andare a una concentrazione di propri
simili, tutti bardati, sporchi, stanchi.
La risposta io ce l'ho: amicizia e voglia di respirare aria gelida
nel naso fin dentro ai polmoni.
L'aria gelida puoi trovarla anche vicino a casa, ma l'amicizia no. È
qualcosa di unico e per fortuna di ripetibile, ma te la devi
guadagnare.
Così, quando a novembre ho comprato i biglietti per la nave da
Civitavecchia a Barcellona, è cominciato dentro di me un crescendo
di ansia e di impazienza, in un conto alla rovescia che è terminato
alle ore 14:30 di mercoledì 14 gennaio, quando ho infilato in borsa qualche mutanda e soprattutto tanto Chianti, ed ho messo in moto
la mukka.
Tanto per non smentirmi, ho rimandato fino all'ultimo il montaggio
della ghiera per la borsa serbatoio e alla fine sono dovuto andare
alla BMW perché:
- non sono riuscito nell'intento (ma bastava leggere le istruzioni);
- il tappo non si chiudeva più (e qui sono impazziti anche i
meccanici).
Parto, orfano di Oscar e orfano anche dei Pinguini (sparita anche la pagina ufficiale), perché tutto è saltato per il secondo anno di fila, lasciando il posto ai Motauros.
Fino a Siena tutto ok, ma dalle parti di Grosseto il vento si è
trasformato in bufera, il freddo ha cominciato a farsi sentire e
nell'auricolare nuovo di pacca che ho sul casco, nuovo di pacca anche quello, il
respiro di Darth Vader che segnala l'arrivo dei messaggi mi ha
confermato ciò che sapevo.
la grinta, c'è... |
La nave, che avrei dovuto prendere a Civitavecchia alle 22, sarebbe
arrivata più tardi e conseguentemente sarebbe ripartita nel cuore
della notte.
Porto di Civitavecchia, Molo 21. Notte fonda (13 gennaio 2016) |
Così, il tempo che avrei voluto passare a Tortosa insieme a
Julian, è divenuto più breve, ancor prima di partire. Pizza al
porto, da Mastro Titta, buona, e poi una lunga sosta all'imbarco, unico motociclista
di tutto il carico di persone e veicoli diretti, sulla Grimaldi, a
Barcellona.
Mare Mossum |
Il viaggio è stato lunghissimo, ma almeno ho avuto il tempo di
riposare, studiare un po', mangiare un'ottima pasta col pomodoro e
scambiare qualche chiacchiera con chi, vedendo il mio abbigliamento,
candidamente mi chiedeva ma n'do cazzo vai?
Se alla gente spieghi dov'è Valladolid, cosa sono i Pinguini o i Motauros, che cosa facciano svariate migliaia di motociclisti attorno ai fuochi accesi nelle immense pinete che costeggiano, tra Tordesillas e Ponte Duero, un fiume spagnolo che, per l'appunto, si chiama Duero, nessuno capisce.
Se alla gente spieghi dov'è Valladolid, cosa sono i Pinguini o i Motauros, che cosa facciano svariate migliaia di motociclisti attorno ai fuochi accesi nelle immense pinete che costeggiano, tra Tordesillas e Ponte Duero, un fiume spagnolo che, per l'appunto, si chiama Duero, nessuno capisce.
Ti guardano come si guardano i
pazzi, annuiscono con la testa, abbozzano un sorriso e appena ti
volti… Infermieraaaaaaaaa!!!
In Spagna mi aspettano gli amici, ma nel frattempo, dopo essermi svegliato che la nave aveva appena passato le bocche di Bonifacio, mi sono potuto godere questo.
Il sole sorge sopra l'Isola dell'Asinara |
In effetti, in quel momento ero proprio qui:
Comunque, la nave attracca. Arrivo
alla moto, la sistemo di fretta e mentre tiro su la cerniera il
pollice si conficca, profondamente, nella spilla dei Pinguinos che
tenevo (ora l'ho tolta), sul copri cerniera della giacca. Il sangue
sgorga copioso ma non ho tempo per questo. Avvio il boxer e la mukka
scende, si infila rapida nella tangenziale di Barcellona e poi punta
decisa verso sud.
Nel casco, l'immortale voce di
Freddy fa rimbombare Another One bites the Dust.
Il cartello della AP-7 che annuncia
l'uscita di Tortosa è come un brivido. Il GPS non serve più e la
mukka, dopo il ringhio della già discreta galoppata, si affievolisce
fino a spegnersi nella main street della cittadina, adagiata sulle
sponde finali dell'Ebro.
Julian scende e il suo abbraccio, il
suo parlar lentamente per consentirmi di capire, mi confermano che
Oscar non c'è, stavolta.
“Vale”.
El Lado Oscuro si avvicina... |
Chiacchiere, doccia rapida, jeans e
felpa fino all'hamburgeseria Vintastik sotto casa, dove mangio un piatto di deliziose schifezze
messicane, mi rilasso con due
birre e poi, si son fatte le due di notte, sprofondo tra le braccia
di Morfeo nel letto di Junior, accanto al box di Ferran, che non ci
sono.
Julian li vede solo una volta ogni
quindici giorni e questo spiega il perché del suo occhio triste e
della sua voce tremula quando mi fa vedere le foto dei bimbi che
crescono nelle vite d'Oltremediterraneo. Sono due anni che non ci
vediamo e io quando mi guardo, dopo 24 mesi, allo specchio di casa
“Gatòn Mullau” mi scopro mas gordo y viello.
La colazione, il desayuno,
placa la tigre che ho nello stomaco e l'impazienza di partire.
Strappo a Julian l'ennesima palabra
che verrà a trovarmi. Gli ricordo che la mia casa è la sua e poi,
dopo la foto di rito e un passaggino al Decathlon locale, imbocco la via delle montagne
e dell'interno, verso Soria.
La foto di rito in Avinguda de la Generalitat, a Tortosa |
Julian e io... |
Arrivo a Valladolid verso le sette
di sera, direttamente a casa di Paco. È sulla porta che mi aspetta,
impaziente come me, lui di aspettare, io di arrivare.
C'è un signore con un cane che mi
guarda, mentre scendo dalla mukka tutta bardata, un po' come gli
abitanti della Luna videro scendere Armstrong dalla scaletta
dell'Apollo.
Viene dèsde Italia, dice
Paco. Il cane scondinzola, il signore mi guarda con un misto di
invidia e di compassione, ma non saprei dire qualche delle due
emozioni avesse il sopravvento sull'altra.
Un attimo dopo arriva Andrés, in
forma come sempre.
Niente doccia, solo abbracci. Del
resto, il vento tremendo che ho preso nei 780 chilometri di strada
che ho percorso da Tortosa ha spazzato via ogni traccia biologica.
Una pillola per il mal di testa, un caffè, qualche chiacchiera e poi
via, alla sede del Moto Pincia, al Bar Papiro, pieno centro di
Valladolid.
Abbracci a ripetizione, tapas
buonissime, tutti che mi offrono qualcosa, con Carlito che se la ride sotto i suoi baffi nerissimi...
Cominciamo con le "ri"presentazioni: da sinistra Nando, io, Andrés e Paco. Dietro questo quartetto, Carlito e la sua splendida moglie |
Y Oscàr, donde estàs???
Trovo Nando al bancone, che
sorseggia il suo tè e allora giù abbracci, giù chiacchiere nel
linguaggio frammisto che solo io riesco a parlare, per farmi capire.
Ma mi capiranno?
Eccoci qua: Nando e Andrés già li conoscete no? In mezzo ci siamo io e il grande Angel, El Presi |
Angèl arriva per un cigarro
in mia compagnia e poi andiamo alla
concentrazione, a Tordesillas, dove Josè e Veronica aspettano me e Paco nella loro tenda. Mangio uno spezzatino di carne di manzo delizioso, cotto sul
fuoco vivo, e speziato. Praticamente un Peposo.
Qui si è aggiunto José, detto El Cañi, ma non chiedetemi perché... |
Tiriamo tardi fino al bar di Miguel,
che non può venire con noi: babbo e mamma ricoverati insieme. Gli
hanno dato una camera matrimoniale in ospedale e la cosa ci fa
sorridere, nonostante le preoccupazioni.
Che palle (direte voi), con 'sti pollici... |
Abbracci fino a tardi, perché nel
frattempo si sono fatte le tre. Usciamo da Tudela de Duero e ci ferma
la Guardia Civil.
Somos companeros!
De donde?
Yò soy italiano!
Sopla!
Soffio: zero. Tiè.
Ecco il sabato: arriviamo a
Tordesillas di buon mattino e qui facciamo la sfilata. Qui becco finalmente il Chupy e la sua splendida fidanzata, oltre al giovane sangue del suo sangue Luis Pablo ed alla fidanzata, Cristina.
Dicevano che le moto incolonnate fossero ventimila e il numero non è da considerare assurdo, visto che gli iscritti sono stati poco meno di 15mila (leggi qui) . Un unico serpentone d'acciaio per il quale viene chiusa l'autovia (un'autostrada senza pedaggio) che arriva a Toro dopo esser passata per il centro di Tordesillas.
Dicevano che le moto incolonnate fossero ventimila e il numero non è da considerare assurdo, visto che gli iscritti sono stati poco meno di 15mila (leggi qui) . Un unico serpentone d'acciaio per il quale viene chiusa l'autovia (un'autostrada senza pedaggio) che arriva a Toro dopo esser passata per il centro di Tordesillas.
Qui i
Motauros hanno preparato uno spettacolo acrobatico e qui noi del Lado
Oscuro, dopo aver visitato la cittadina, bellissima, andiamo a pranzo
in una bodeguita dove assaggio il collo e la coda di toro.
Uno dei mitici Selfie di Chupy. A proposito: non l'avevate ancora visto? |
Tutto delizioso.
La giornata motera finisce dov'era
cominciata, alla concentrazione di Tordesillas, dove aspettiamo che
faccia buio mangiando Churro e bevendo una birretta.
Qui il Lado Oscuro comincia a fare adepti... |
È già tutto praticamente finito,
per me.
Cominciano i saluti, stavolta di
congedo e le tasche si riempiono di patch e spille. Il motore riparte
e quasi non mi accordo del ghiaccio sulla moto, perché anche se
siamo sotto zero, sono riscaldato dall'amicizia. Compresa quella di Luis Pablo, el Jueven Padawan, figlio del Chupy, la cui giovane fidanzata gli tradurrà queste cazzate che scrivo... Vai Cristinaaaaa!
Maremma cinghiala, che freddo!!! Brrrrrrrrrrrr |
Luis Pablo e Gas. Il giovane magro e il vecchio ciccione... |
E la cena?
Blanca, la moglie di Paco, ci
aspetta in casa. È stanchissima, perché fa il medico anestesista ed
è la sua settimana di guardia, ma parliamo per ore di viaggi, di
Italia, di Spagna, di sogni, di moto.
Il tutto mentre mangio prosciutto
tagliato a mano da Paco, formaggio pecorino delizioso, sorseggio un
vino locale e cerco, vanamente, di fare amicizia con Lola.
Ma lei ringhia senza smettere mai.
Ecco domenica.
Aspettavo il 17 ma speravo non
arrivasse. Colazione, preparazione moto, caffè al quartier generale
dove lavora Paco, che mi scorta fino all'imbocco della N122 e poi
comincia il lungo assordante silenzio fino a Barcellona, dove arrivo
per cena.
L'ultimo sorriso, prima delle lacrime... |
C'è spazio per qualche altro
piccolo rito, come la sosta per il caffè a Fresnillo de las Duenas,
per il selfie a Valdegena, dove la temperatura scende a meno quattro
(ma il freddo del Moncayo non scalfisce il calore di cui ho fatto
scorta) e per quattro chiacchiere in francese alla stazione di
servizio di Pedrola, dove un camionista mi spiega che in Francia la
giustizia non funziona e che il governo è ladro: paradigma delle mie
chiacchiere e di quelle degli amici spagnoli.
Dunque, è tutto uguale, ovunque.
Caffè Rioduero, Fresnillo de Las Duenas |
Valdegeña, Soria. Sono sulla strada del ritorno. Il ritorno, è solo un pensiero...
|
Finisco col perdermi in chiacchiere
anche a Barcellona, dove un giovanotto mi chiede in spagnolo stentato
da accendere. Ha un grembiule da cameriere con scritto “ReinaMargherita”.
Tarantino juventino, ma il pizzaiolo napoletano/napoletano fa patta e pari. In due se la cavano benissimo e mi convincono a entrare.
Tarantino juventino, ma il pizzaiolo napoletano/napoletano fa patta e pari. In due se la cavano benissimo e mi convincono a entrare.
Non mi pento, perché in effetti la pizza era buonissima.
La nave salpa e io dormo già.
Il Lato Oscuro si è impossessato di
me. Hasta luego.
Copyright
Lorenzo Borselli 2016 © All Right Reserved
aspettavo questo momento...Bentornato !
RispondiEliminabah ...
RispondiEliminasiamo in due a visionare e commentare il tuo blog ...tutti e due con occhio azzurri, occhiali e dotazione massima ...indovina un pò
RispondiEliminaCari Eligio e Davide, siete proprio carini. E a uno di voi devo dare pure del lei...
RispondiEliminaJust wanted to let you know,you're a great man!!!
RispondiEliminabeh beh beh.... devo dire che con "Il sole sorge sopra l'Isola dell'Asinara" ti sei proprio superato. Bravo fotografo!
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