"...Ti stavo aspettando,
Obi-Wan. Ci riincontriamo, finalmente. Ora il cerchio è completo:
quando ti ho lasciato non ero che un discepolo. Ora sono io il Maestro".
"...Te esperaba,
Obi-wan. Enhorabuena os encontramos, ahora el circulo esta completo:
cuanto te dejé yo era solo un discipulo. Ahora yo soy el Maestro".
Dart Vader, Star Wars IV Episodio.
Ok, adesso vi spiego cos'è El Lado Oscuro. E' il gennaio 2014, notte fonda. Io e Oscar siamo in una tenda di Ponte Duero, dintorni di Valladolid, Spagna. L'alcol ha fatto il suo sporco lavoro, soprattutto per la gran parte dei quasi 40mila motociclisti accorsi nel Pinar per il 34esimo raduno dei Pinguinos, sigillati ed esausti nei loro sacchi a pelo.
La tenda è quella del Moto Pincia, uno dei più grandi club di motociclisti della regione, al quale noi due fratellini di mucca siamo associati fin dal 2010.
Resistiamo in pochi: parliamo, ridiamo, aspettiamo di far mattina. Vediamo: oltre a noi due italiano, ci sono i due Jose, don Paco, El Chupy, Miguel, Andres e Nando. Forse c'è anche Angel, el Presi, ma non ricordo con esattezza. Qualcuno la spara più grossa degli altri e per un attimo restiamo tutti zitti, fin quando Oscar se ne esce con una delle sue massime. Una citazione, dal colossal di George Lucas, Star Wars. "Oigo una vibración en la fuerza...".
Ecco, mancavano solo il respiro meccanico di Darth Vader e il rumore di una spada laser sguainata dalla cintura di un cavaliere Jedi, magari il rumore di un caccia imperiale o il grido animale di Chewbacca.
Il dado è tratto. Alea Iacta Est.
Un anno dopo, i Pinguini saltano ma il gruppo nel gruppo continua ad avvertire il richiamo della forza, ma non quella di Luke Skywalker. La vibrazione avvertita e condivisa era quella del Lato Oscuro, quella che aveva strappato il giovane padawan Anakin Skywalker, padre di Luke, al suo ruolo di buono.
El lado oscuro había conquistado todos nosotros...
E nessuno degli adepti di questa insolita banda di cavalieri oscuri ha saputo resistere all'adunata suonata da Oscar nel suo esilio dorato nell'Isola.
Lui è là, noi andiamo da lui.
Solo Josè Joseburg manca l'appuntamento: lui tiene la posizione in Castiglia, presidia l'avamposto di Valladolid e lascia via libera a tutti noi.
8 maggio 2015.
Io parto dalla mia Firenze, dopo aver riempito di benza la mia giessona, e il gruppo parte dalla penisola iberica: tutti puntiamo al mare più vicino. Io Livorno, loro Barcellona.
Io parto dalla mia Firenze, dopo aver riempito di benza la mia giessona, e il gruppo parte dalla penisola iberica: tutti puntiamo al mare più vicino. Io Livorno, loro Barcellona.
La sera dell'8 maggio, la moto nave lascia placida la banchina oscura del porto di Livorno, come il Millenium Falcon l'attracco di Alderaan. Nel suo ventre ci siamo io e la mucca, ben assicurata alla paratia d'acciaio. Io mando giù una bevanda descansante e poi mi abbandono a Morfeo.
Dall'altra parte del Tirreno, più o meno nello stesso momento, la pattuglia di pinguini s'infila nella pancia della Grimaldi e qualche ora dopo la prua del traghetto è puntata su Porto Torres.
Dormo alla grossa fino al mattino dopo, quando la sveglia assurda della Moby Lines invita tutti, in tre o quattro lingue diverse, a darsi una mossa. Il porto di Olbia è già in vista.
Il mio sbarco è frenetico. So di avere qualche ora e non rinuncio certo a farmi la prima vera sgropponata della stagione: esco in fretta e furia da Olbia, dopo aver ingoiato un croissant alla crema a bordo innaffiato da un caffè nero, e mi dirigo verso la Costa Smeralda.
Somo venti chilometri di "indecisa" goduria: gustarsi l'asfalto perfetto, le curve sinuose dei Monti di Mola, oppure rallentare e tenere gli occhi sulle insenature che si susseguono e che si alternano alle spiagge di sabbia bianca e fine, ancora piene di alghe, o alle isolette che emergono dal mare azzurro e già caldo e che si perdono fino alla silhouette della Corsica, che si prende un bel pezzo d'orizzonte e di cielo, col Cinto ancora ben innevato, dall'alto dei suoi duemilasettecento metri. E rotti.
Cerco il panorama ideale dalle alture incantate di San Pantaleo, un curioso villaggio nato attorno a uno stazzo nel 19esimo secolo e arroccato sul granito di Cugnana.
Prima sosta a Santa Teresa di Gallura, dove caffè e pipì mi riportano coi piedi per terra e poi inizio la discesa verso Porto Torres, lasciandomi alle spalle le Bocche di Bonifacio e il venticello frizzante che dal nord spazza il promontorio di Capo Testa.
Una sosta per foto e paglia alla spiaggia di Rena Majori, che non avevo mai visto deserta, e poi via.
Come potete vedere, il giro comincia nel migliore dei modi. Ora però, basta chiacchiere. Giù la visiera e gas: la SP90 si raddrizza idealmente sul crinale di falesie e colline, spazzate dal vento e disegnate dalla geometria dei lunghissimi muri a secco che dividono la proprietà imposta dal re nel 1820 con il famoso Editto delle Chiudende e che fece la fortuna dei Piccapedreri.
Vabbé.
Scendo a tutta birra - :-( - e scorro l'Aglientu verso Castelsardo, lasciandomi alle spalle tutte le più belle spiagge della zona. Alle 11:30 entro a Porto Torres, ma della Grimaldi nemmeno l'ombra. "Mare grosso", dicono, "arriverà con un paio d'ore di ritardo".
Birretta, sigarettina, articoletto scritto in fretta sul tavolino che guarda la banchina, frasi evasive per sfuggire alle mire sessuali di un giovanotto milanese dai gusti diversi dai miei, e poi...
BOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOW
...
BOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOW
...
Eccola...
Una mezzoretta dopo, El Lado Oscuro effettua la prima congiunzione. Ora la ricerca della Forza sposta le cavalcature verso sud.
Destinazione: Oristano.
Copyright Lorenzo Borselli 2015 © All Right Reserved
Da sinistra: Nando, José, Chupy, don Paco, Miguel e Andres |
Il mio sbarco è frenetico. So di avere qualche ora e non rinuncio certo a farmi la prima vera sgropponata della stagione: esco in fretta e furia da Olbia, dopo aver ingoiato un croissant alla crema a bordo innaffiato da un caffè nero, e mi dirigo verso la Costa Smeralda.
Somo venti chilometri di "indecisa" goduria: gustarsi l'asfalto perfetto, le curve sinuose dei Monti di Mola, oppure rallentare e tenere gli occhi sulle insenature che si susseguono e che si alternano alle spiagge di sabbia bianca e fine, ancora piene di alghe, o alle isolette che emergono dal mare azzurro e già caldo e che si perdono fino alla silhouette della Corsica, che si prende un bel pezzo d'orizzonte e di cielo, col Cinto ancora ben innevato, dall'alto dei suoi duemilasettecento metri. E rotti.
Cerco il panorama ideale dalle alture incantate di San Pantaleo, un curioso villaggio nato attorno a uno stazzo nel 19esimo secolo e arroccato sul granito di Cugnana.
Prima sosta a Santa Teresa di Gallura, dove caffè e pipì mi riportano coi piedi per terra e poi inizio la discesa verso Porto Torres, lasciandomi alle spalle le Bocche di Bonifacio e il venticello frizzante che dal nord spazza il promontorio di Capo Testa.
Una sosta per foto e paglia alla spiaggia di Rena Majori, che non avevo mai visto deserta, e poi via.
La spiaggia di Rena Majori. Ancora deserta per scampolo d'inverno... |
Vabbé.
Scendo a tutta birra - :-( - e scorro l'Aglientu verso Castelsardo, lasciandomi alle spalle tutte le più belle spiagge della zona. Alle 11:30 entro a Porto Torres, ma della Grimaldi nemmeno l'ombra. "Mare grosso", dicono, "arriverà con un paio d'ore di ritardo".
Birretta, sigarettina, articoletto scritto in fretta sul tavolino che guarda la banchina, frasi evasive per sfuggire alle mire sessuali di un giovanotto milanese dai gusti diversi dai miei, e poi...
BOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOW
...
BOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOW
...
Eccola...
Una mezzoretta dopo, El Lado Oscuro effettua la prima congiunzione. Ora la ricerca della Forza sposta le cavalcature verso sud.
Destinazione: Oristano.
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