«Così la neve al sol si disigilla,
così al vento ne le foglie levi si perdea la sentenza di Sibilla.»
(Dante, Paradiso XXXIII, 64-66)
L'inverno... L'inverno dura troppo poco. Quello della neve dico; l'inverno normale porta freddo da novembre ad aprile, sporca le strade, le spacca col gelo e la bagna con la pioggia. Puoi approfittare di qualche ora di sole, ma l'asfalto non tiene e alle quattro del pomeriggio arriva il buio. Poi, arriva la primavera e...
E allora parti. Per dove? Non importa... Oggi andiamo in là, verso sud-est, con l'idea di scivolare lungo l'Adriatico verso le Puglie, magari per un bagno d'avvio stagione o per visitare Lecce, un paio di trulli e quello che la via ci propone. Così, quando usciamo dal garage, abbiamo nei bauli anche i costumi da bagno, per sfidare un po' le previsioni: facciamo tutta autostrada fino ad Arezzo, sfiliamo la città della Chimera e poi raggiungiamo, con le pipì che iniziano a farsi sentire, Città di Castello.
Città di Castello, la sky-line |
Si respira aria di rinascimento in questa cittadina, crocevia di culture, dialetti e di architetture. Tifernum Tiberum è infatti il crocicchio di Umbria, Toscana e Marche: passeggiamo ciondolanti sotto la Torre Civica, pendente un po' meno di quella di Pisa (fa comunque una certa impressione), prendiamo un caffè a vespasianum usum in una locanda del centro e poi decidiamo di saziare lo stomaco con un bel panino al prosciutto, io, e con la porchetta, lei, che divoriamo nella vasca di corso Vittorio Emanuele. Ammiriamo il Palazzo dei Priori, roba del '300 e il Duomo, ma facciamo in fretta a tornare in sella, perché Bocca Trabaria ci aspetta.
La strada di Bocca Trabaria, la SS73bis, è una vecchia amica. Ci salii per la prima volta con Milko, un ex dalla piega facile che mi ci portò più o meno nel 2001, quando zompavo goffamente da una corda all'altra con la vecchia GSX 1200: ricordo che a una curva c'erano due ragazzini saliti fin lassù, in uno dei tornanti più vicini al valico, che quando ci videro sbucare tutti in piega cominciarono a saltare come se, invece di due coglioni in tuta in sella a due cancelli, ci fossero Rossi e Gibernau in una delle curve di Jerez 2005.
Il famoso valico di Bocca Trabaria, meta centaurorum |
I primi trenta chilometri sono molto nervosi, ma una volta valicati i 1.049 metri l'asfalto un po' incerto si trasforma in qualcosa di più dolce e la vena si riapre, come l'orizzonte che si staglia sul fondo, verso la valle del Metauro, che si origina alla confluenza dei due torrenti, il Meta - appunto - e il Tauro. Siamo già nel pesarese e proviamo a fare una sosta a Mercatello sul Metauro, un borghetto medievale murato dove sembra che l'uomo sia fuggito...
La stupenda chiesa di San Francesco |
Il mausoleo di Bartolomeo Brancaleoni (XV
secolo), monumento di travertino compatto di stile gotico veneziano
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Angela davanti al comune |
Le campagne del circondario ricordano molto quelle toscane e umbre, ci sono case coloniche e cascine, opere d'arte e strade a ciottolo. Ma nemmeno un bar aperto e così non resta che tornare a rompere il silenzio del borgo avviando il boxer della mukka.
kiòkiòkiòòò!!! BoBoBoBoBoBoBoBoBo
Andiamo allora verso Urbania, che visitiamo senza scendere di sella, e poi riusciamo finalmente a fare una sosta come si deve a Urbino, patrimonio dell'umanità UNESCO. Parcheggio al solito posto, davanti al piccolissimo commissariato, e poi saliamo a piedi verso il rinascimentalissimo centro, in vetta all'erta Giuseppe Mazzini prima di abbandonarci a un caffettino nel centralissimo locale di via Vittorio Veneto.
Ci stiamo poco, perché la strada chiama. Comincia a farsi pomeriggio inoltrato e visto che quasi metà del Palazzo Ducale è imbracata per restauri, preferiamo continuare la discesa sulla SS73bis verso l'Adriatico. Avevo in mente di fare sosta-cena a Marotta, dove un ristorante mai visitato ma mille volte decantato da chi andava a Senigallia per rifornire la caserma di vettovagliamento, equipaggiamento, casermaggio e armamento, solletica da sempre la mia food curiosity.
Vabbé...
Sulla nostra sinistra si stagliano, nemmeno troppo lontane, le forme inconfondibili della rocca di San Marino, la Guaita, e il massiccio di Monte Carpegna, ma quando arriviamo a Fano, l'imprinting con il lungomare è quasi scioccante. Per una decina di chilometri, in direzione sud, restiamo confinati tra la fila di case sulla destra e la ferrovia sulla sinistra, che ci divide dal mare, quasi invisibile.
Così, a Senigallia imbocchiamo l'autostrada A14 e puntiamo su Ancona, usciamo prima possibile e puntiamo prima verso Ostra, ormai abbondantemente in provincia di Ancona, poi verso Belvedere Ostrense e infine verso Jesi. Qui ci concediamo uno strappo alle regole (il terzo della giornata) e imbocchiamo una superstrada, la SS76 Roma-Fabriano, ma solo per una decina di chilometri: a Serra San Quirico usciamo e imbocchiamo la SP14 in direzione di Domo.
La strada è fantastica e ci conduce alla fine della nostra prima tappa, Fabriano.
Fabriano da Poggio Romualdo |
Il cielo non è limpidissimo e sul valico il freddo si fa intenso, rendendo i tornanti che ci portano verso il basso molto più duri di quanto potessi pensare...
Infine, Fabriano.
Booking ci porta in un bed & breakfast perfetto, La Portella, e grazie a Tripadvisor e ad una serie di chiusure concomitanti con la Pasqua, ceniamo in un ristorante dalle porzioni abbondanti e buonissime, lo Sbrodovino.
Poi, a letto... [... to be continued ...]
Fabriano: la foto non è mia, l'ho rubata qui. |
Lorenzo Borselli © tutti i diritti riservati
ciao Lore, ho girellato insieme ate con il tuo racconto, sempre dettagliato ! a presto ....il commissario Basettoni di Dukburg !
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