"Donde hay un sueño hay un camino..."
In loving memory of Ciro Marmolino
Se fai passare troppo tempo, finisci col dimenticarti com'è. Finisce che stai notti insonne, con gli occhi sbarrati alla finestra sul tetto a contemplare un rettangolino di cielo dal quale intravedi soltanto il volo radente di un passero, la linea retta di un aereo o, semplicemente, il rarefarsi di una nuvola sotto i colpi dello Scirocco.
Così, capita che passo le notti di dicembre a non credere che la mia ansia sia causata dalle aspettative della strada che ho da fare dal 6 al 13 di gennaio, verso un punto più o meno sperduto di una carta geografica che ogni sera o quasi finisco col ripassare. Eppure è così.
Valladolid: torno ai Pinguini.
Quando rientrai a casa, nel gennaio 2011 la mia normalità era ben diversa da ora.
Lei è la nuova mukka: vive nella mia stalla dai primi di dicembre, da quando - preso da un raptus sopravvenuto il giorno del mio compleanno - ho deciso che comprarla nuova e farmi prestare i soldi dal babbomat era in fondo più conveniente che cambiare la frizione e qualche pezzo alla gloriosa ADV classe '08 che per così tanto tempo avevo avuto sotto il culo.
Questo è il mio grasso primo piano: tre mesi di sosta per l'operazione ai tendini alla fine si sono fatti sentire e perfino la spilla del trentesimo alla fine cederà.
L'ingresso in Francia comincia male ma la strada restituisce al corpo e allo spirito la voglia di continuare, anche se una cameriera bellina e cortese alle porte di Marsiglia ha fatto di tutto per farci tirare le cuoia dopo averci servito una salsiccia orrenda.
Girona e la Spagna ci salvano la vita. Ceniamo al Lizarran, una taverna eccezionale in piazza d'Indipendenza: tapas, patatas, birra e risate.
Ehi, ma questa? Questa cos'è???
L'attesa del responso è, purtroppo, una triste formalità alla quale non vogliamo sottrarci, un po' per non lasciare solo Nino nel suo dolore, un po' perché non si sa mai: magari, che ne sai, un meccanico estroso, un equivoco nella diagnosi…
Invece no, l'esito del ricovero presso la concessionaria Martin I Conesa è definitivo: amputazione e trapianto!
Verso le 16 lasciamo Girona e imbocchiamo l'autostrada de la Mediterrania, la strada costiera che da La Jonquera arriva fino a Gaudiaro, nei pressi di Gibilterra.
L'arrivo a Tortosa è abbastanza mesto e solo la vista di Julian Gaton, vecchio pinguinero stanco, ci risolleva un po'. Però, la luce nei suoi occhi non convince Oscar che anche se rimanda a dopo la domanda diretta, mi anticipa di aver capito che nemmeno Julian sarà dei nostri.
Se non ci sarà Julian non ci saranno nemmeno i due suoi amici: da 6 restiamo in due.
Poi, via, verso nord-ovest: attraversiamo il ponte de l'Estat, sull'Ebro, e ci dirigiamo verso Gandesa percorrendo la C-12. Bellissima. E' subito veloce e l'aria, che temevamo essere fredda, si rivela invece piuttosto calduccia, al limite della primavera. Merito del mare catalano? Merito del dio dell'elica, che ci protegge?
Usciamo da uno stratino di bella nebbia e proprio a Gandesa, nella piazza principale, ci concediamo un bel desayuno al Federico Forno, un altro luogo che già conosciamo bene. Dev'essere tipo uno di quei percorsi dei templari del Graal o dei pellegrini di Santiago: i cavalieri della mukka passano sempre di qua.
Dopo Gandesa tocca ad Alcaniz, ma solo di passaggio, perché sazi come siamo, figuriamoci se pensiamo di fare altre soste, non foss'altro per cambiare l'acqua al merlo o per una fumatina. Belchite ci sorprende, perché quando ci arriviamo troviamo una città distrutta.
Tutto sembra rimasto fermo a un terremoto, ma la mano che ha distrutto Belchite è stata quella dell'uomo. Secondo Wikipedia, Belchite fu distrutto nel corso della Guerra Civile Spagnola, durante un assedio iniziato il 22 agosto 1937 e finito il 5 settembre 1937.
Dopo la guerra, il regime franchista costruì una città nuova accanto alle
rovine della vecchia, preservando le rovine come monumento
all'eroismo dell'assedio che valse alla città la più
alta onorificenza militare spagnola all'epoca del generalissimo Franco, la Cruz Laureada de San Fernando, con questa motivazione: «Belchite fu il baluardo che bloccò la furia rossa. Sui fronti di
battaglia e nella guerra a taluni tocca essere incudine e ad altri essere
martello. Belchite fu l´incudine, fu il ridotto che doveva resistere mentre si
sviluppavano le operazioni al Nord. Belchite offrì il petto dei suoi figli
affinché fosse possibile la vittoria. Dal sangue versato e dallo sforzo eroico
di uomini, donne e bambini scaturì la nostra vittoria».
Così, capita che passo le notti di dicembre a non credere che la mia ansia sia causata dalle aspettative della strada che ho da fare dal 6 al 13 di gennaio, verso un punto più o meno sperduto di una carta geografica che ogni sera o quasi finisco col ripassare. Eppure è così.
Valladolid: torno ai Pinguini.
Quando rientrai a casa, nel gennaio 2011 la mia normalità era ben diversa da ora.
Ero sicuramente più magro, visto che i pantaloni in goretex non mi sono entrati.
Raccontare i Pinguini non sarà una cosa semplice, perchè alla fine il raduno - pardon, la concentrazione - è sempre lo stesso: musica a manetta, birra a fiumi, salsicce in cottura, pipì un po' dove capita, gente strana che più strana non si può.
Pinguini è viaggiare: partire per andare tutti in un posto. Estranei che si danno un appuntamento solo per il gusto di passeggiare nel recinto di una pineta tagliata in due dal Duero, un serpente d'acqua lungo quasi 900 chilometri. Un richiamo. Poi, ci stanno aspettando, vedete?
Pinguini è ripetere un rito: viaggiare lungo un percorso di vite che ti aspettano, improvvisamente dopo anni, per mangiare insieme, per raccontarsi le storie che si sono perse nella vicendevole distanza.
A volte si ride, altre ancora si piange. Estranei che sono amici e che si raccontano tutto come se il viaggio fatto fin lì fosse servito soprattutto a quello: ad aiutarsi e sostenersi.
eh si… ci aspettano, e lo sanno tutti! |
Pinguini è ripetere un rito: viaggiare lungo un percorso di vite che ti aspettano, improvvisamente dopo anni, per mangiare insieme, per raccontarsi le storie che si sono perse nella vicendevole distanza.
A volte si ride, altre ancora si piange. Estranei che sono amici e che si raccontano tutto come se il viaggio fatto fin lì fosse servito soprattutto a quello: ad aiutarsi e sostenersi.
Abbiamo bruciato centinaia di litri di benzina, macinato strada per 3.800 chilometri e alla fine, quando siamo entrati in Valladolid, abbiamo capito di essere arrivati ancora una volta dove volevamo.
6 gennaio 2014: parto. |
Dietro il bestione, il mio amico Antonio: "Lurenzu, ma ndu gazzu vàe?" |
Parto da solo, ma più in là mi incontrerò col fratellino Oscar e con Nino, un misterioso compagno di viaggio convinto dal broterino a intraprendere il pellegrinaggio verso la pineta sul Duero.
Chiusa la visiera, mi si tappa la vena e "qualche minuto dopo" mi trovo sul lungo mare di Varazze a passeggiare, divenuto ancora una volta malinconicamente Jan.
Poi il giorno dopo arriva: puntuali come un cronometro svizzero i due sardi sbarcano e sgommano veloci in A10 dove abbiamo il rendéz-vous: abbracci, pieno, caffè e via.L'ingresso in Francia comincia male ma la strada restituisce al corpo e allo spirito la voglia di continuare, anche se una cameriera bellina e cortese alle porte di Marsiglia ha fatto di tutto per farci tirare le cuoia dopo averci servito una salsiccia orrenda.
Girona e la Spagna ci salvano la vita. Ceniamo al Lizarran, una taverna eccezionale in piazza d'Indipendenza: tapas, patatas, birra e risate.
Autopista de la Mediterrania, AP7, Girona. In panne... |
Una coloninna SOS forse? E quella mukka arenata sullo sfondo???
Ahi Ahi Nino, questa non ci voleva proprio!!!
Dopo aver galoppato lungo l'A10, dopo aver varcato i confini della Gallia, aver percorso la via Domizia francese, antica strada romana che congiungeva la valle del Rodano con la Spagna, aver passato la notte a Girona, la vecchia Adventure 1150 si azzoppa.
Dopo aver galoppato lungo l'A10, dopo aver varcato i confini della Gallia, aver percorso la via Domizia francese, antica strada romana che congiungeva la valle del Rodano con la Spagna, aver passato la notte a Girona, la vecchia Adventure 1150 si azzoppa.
Da non credere: dopo un tagliando appena completato, l'avventura di Nino finisce qui...
Gasi, Nino y Oskar. Vinicio Bogani direbbe: badali, il Trio Minchia! |
Lui non piange eh? Il flash della macchina fotografica lo ha semplicemente accecato, mentre l'addetto alla grua fa il suo sporco lavoro. Addio Nino, we miss you.
Il mesto addio... |
La sala operatoria della BMW di Girona. Mukka in attesa di trapianto... |
Invece no, l'esito del ricovero presso la concessionaria Martin I Conesa è definitivo: amputazione e trapianto!
Verso le 16 lasciamo Girona e imbocchiamo l'autostrada de la Mediterrania, la strada costiera che da La Jonquera arriva fino a Gaudiaro, nei pressi di Gibilterra.
L'arrivo a Tortosa è abbastanza mesto e solo la vista di Julian Gaton, vecchio pinguinero stanco, ci risolleva un po'. Però, la luce nei suoi occhi non convince Oscar che anche se rimanda a dopo la domanda diretta, mi anticipa di aver capito che nemmeno Julian sarà dei nostri.
Se non ci sarà Julian non ci saranno nemmeno i due suoi amici: da 6 restiamo in due.
Per fortuna la cena alla Sidreria Amets, in Paseo Juan Moreira 13, è all'altezza delle aspettative: il pollo gallego decisamente superbo e il sidro spillato in caduta in un vaso grande sono quello che serve a:
a) ritemprare le mie grasse ma provate membra;
b) appesantirmi quanto basta per dormire e non sentire i rantoli satanici di Oscar.
Infatti, dormo.
Tortosa, avinguda de la Centralitat. Julian Gaton e Oscar |
Ci sono anch'io... |
Gandesa, provincia di Tarragona |
Boni… Boni… Boniiiiiiii |
Le rovine di Belchite |
Il sito è poi stato impiegato come location per vari film,
tra cui “Le avventure del barone di Münchausen” di Terry
Gilliam (1988), e “Il labirinto del fauno” di Guillermo Del Toro, nel 2006.
Siamo sulla Ruta de Goya, la strada che ripercorre i luoghi in cui il pittore Francisco de Goya è nato ed ha iniziato il suo percorso artistico. Ispirato, credo, da paesaggi come questo, poco dopo Fuentetodos...
Proseguiamo su strade e stradine fino ad Almazàn: abbiamo cominciato dalla Catalogna, siamo passati in Zaragoza e ora stiamo arrivando nella regione di Soria, dove Carlos Gabino Caracciolo, uno dei nostri amici di Valladolid, ci sta aspettando. Sbagliamo un paio di rotatorie ma alla fine l'Obelix del Moto Pincia è lì che ci aspetta…
Il ristorante è la meta preferita dei camionisti, ci spiega Carlos, e qui il pensiero vola a Nino, che ormai sarà a casa e si preparerà a fare la spola col continente al volante di uno dei suoi bestioni. Peccato per lui, perché la zuppa di funghi e il muscolo stracotto erano davvero eccezionali…
Finito il pasto, non resta che finire ciò che abbiamo cominciato e raggiungere Valladolid.
Il sole comincia a calare sulla comunità della Castiglia y Leòn, ma il trio minchia di ritrovata costituzione punta dritto sulla capitale dei Pinguini e anche se comincia a fare un po' freddo, a noi c'importa una sega.
Il caldo ce l'abbiamo dentro.
Lorenzo Borselli © Tutti i diritti riservati
Forse un po' sovraesposta… Esticazzi. |
Carlos è con noi, al ristorante El Poligono di Almazàn |
Carlos fotografa, Oscar ride e io smessaggio. |
Il sole comincia a calare sulla comunità della Castiglia y Leòn, ma il trio minchia di ritrovata costituzione punta dritto sulla capitale dei Pinguini e anche se comincia a fare un po' freddo, a noi c'importa una sega.
Il caldo ce l'abbiamo dentro.
Lorenzo Borselli © Tutti i diritti riservati
che tristezza la moto di Nino...... però queste son le storie di moto....
RispondiEliminapassami la foto di Belchite via mail
passo e chiudo alla seconda puntata
op58
Per caso (forse!) incroci una persona...e poi vai a curiosare...una bella scoperta, davvero emozionante leggerti! Sarà colpa della solitudine se amiamo raccontarci e condividerci con persone che non conosciamo? ...cmq grazie!
RispondiEliminaDi nulla frate… E' stata una bella evasione 'sto pinguino.
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