« Tutto va per il meglio, nel peggiore dei modi possibili. »
Dino Campana, lettera a Bino Binazzi, spedita dal
manicomio di Castelpulci, 1930
SS302, spalle a Marradi |
Pianto il cavalletto laterale e un attimo dopo sono a terra. Via i guanti, via il casco, via il passamontagna e lo zaino, dopodiché riesco a girarmi. Potrei essere in Scozia: due gradi, sole alto che non scalda, silenzio assoluto. Un cavallo sentinella mi osserva fisso, muove le orecchie come un radar mentre il resto del branco pascola tranquillo.
Sono sulla SS302 del Passo della Colla di Casaglia, direzione Marradi, sulle praterie che si dipanano dalle pendici del monte La Faggeta.
E' un déjà-vu?
Cazzo ho anche una sigaretta in tasca, Lucky-Strike, e l'accendino blu. Nel silenzio della strada di Casaglia, tutto sembra come un giorno di nove anni fa. Ricordo ancora com'ero vestito, ricordo il telefono che avevo in tasca, un Sony-Ericsson. Ricordo perfino il sapore della Marlboro Light che mi ero infilato in bocca un attimo prima di prendere il telefono e fare il numero, perché per certi numeri la memoria non serve.
Oggi come allora, moto nuova e la sosta, allora come oggi, era stata l'unico convenevole possibile uomo-moto: un centinaio di curve e il ghiaccio è rotto.
Gas, questa è Mukka, Mukka, questo è Gas.
Mukka in love, near Casaglia |
Non resta che ripetere il gesto e l'attimo dopo il fumo azzurro della paglia, più chiaro d'un soffio rispetto al cielo striato di dicembre, si perde in esso come il resto dei miei gesti che seguono e che più impacciati di così non avrebbero potuto essere.
Come posso chiamare quel numero se nessuno vi risponderebbe?
Sorrido e fumo con calma. Servirebbero una panchina, ma c'è solo un guardrail approssimativo, e tempo, che ormai niente e nessuno può darmi perché niente e nessuno può ricreare l'attimo appena perduto.
Servirebbe allora un altro déjà-vu, ma due in una vita sola è chiedere troppo.
Peccato. La sua voce stava per uscire dal telefono, ne sono convinto, e tutto avrebbe avuto un suo senso. Quando ho invece capito che "tutto" stava per finire e che la voce non ci sarebbe stata, ho chiuso gli occhi e mi è sembrato comunque, per un istante, di essere con lei. C'era perfino l'odore.
Poi, in un attimo, ma come accade spesso, cambiò il volto d'ogni cosa.
Zaino, guanti, passamontagna e casco. Giro la chiave e vado via da lì, l'unico odore rimasto è quello della Colla.
La piana di Faenza dalle alture di Marzeno (SP57) |
Lorenzo Borselli © Tutti i diritti riservati
Bella moto!
RispondiEliminaSoprattutto ennesimo bel racconto...!
se si fosse su faccialibro ti metterei un "mi piace", ma, siccome siamo sul tuo blog, ti dico....come al solito leggerti è come bere un bicchier d'acqua,tutto dun fiato, qualsiasi sia la quantità, e come l'acqua, fa solo del bene, quasi, ben ritrovato e aspetto la prossima ! Carlo R
RispondiElimina"...Guardo le bianche rocce le mute fonti dei venti
RispondiEliminaE l’immobilità dei firmamenti
E i gonfii rivi che vanno piangenti
E l’ombre del lavoro umano curve là sui poggi algenti
E ancora per teneri cieli lontane chiare ombre correnti
E ancora ti chiamo ti chiamo Chimera."
(se mi dici Marradi ti rispondo Campana)