Ci sono anche i giorni della solitudine o degli acciacchi
fisici o delle attese in ospedale, ma tutto viene vissuto come preludio ad una
nuova avventura, al viaggio, alla conoscenza, senza mai dimenticarsi
“dell’inquilino scomodo” che preme, vuole spazio, forse vuole vincere la
battaglia contro lo sfratto..”
Giampaolo Taiti, Il mio inquilino scomodo, 2012
Giampaolo Taiti è a Narvik, nel 1979 |
Il mio Amico di penna, oltre che di moto, ci ha lasciato un mercoledì pomeriggio, dopo essere entrato per l'ennesima volta, stavolta per l'ultima, nel reparto di ematologia.
Una guerra, quella col male, che lo ha tenuto prigioniero in un corpo sempre più esile e provato, ma al quale ha tenuto testa con una forza e una dignità tipiche dell'Eroe.
Lo chiamava "inquilino scomodo", il suo nemico, una fottuta forma di leucemia che fece capolino più o meno dieci anni fa e che da allora ha combattuto ogni attimo della sua vita, fino a quando - alla fine - non gli è toccato spegnere il motore e andare avanti.
Ora, un amico che avesse condiviso con lui le avventure epiche dei "suoi" anni '70 potrebbe dilungarsi nel raccontare delle scorrerie nordiche di quei tempi, quando la sua Honda puntava dritta verso Caponord, incontro alla vita e alle ragazze svedesi, "tutte attraenti e garbate", "perlopiù molto giovani", che "gironzolavano con bottiglie di vodka in tasca e, dato un sorso di quella roba bruciabudella, si fermavano poi ad un chiosco a bere birra".
Per me Giampaolo, "il Cinese", era già allora un eroe e la foto di lui e di Mario Magli, "il Becchino", in posa accanto al globo che un giorno più o meno simile di trent'anni dopo avrei abbracciato anch'io, era il mio riferimento. Era appesa da "Brillantina", il barbiere di piazza del comune, a Calenzano, e mentre mi tosava il testone di fanciullo io stavo lì a rigirarmi quel posterone, immaginando come sarebbe stato quando lassù ci sarei andato io (clicca qui).
Così, quando ritornai da quella spedizione, che ormai d'avventuriero ha ben poco, Giampaolo venne a suonare il campanello di casa e lasciò alla zia Renza un libro che aveva deciso di scrivere proprio nel 2009. (eccolo qui)
Del suo male parlava poco. Preferiva parlare delle bionde sciantose che aveva conosciuto nei suoi viaggi successivi, molti dei quali fatti in macchina, o in aereo, promettendo a me e a se stesso che prima o poi, quando sarebbe guarito, sarebbe tornato in sella.
Parlava soprattutto di Saida, la sua moglie, una bellissima tunisina con gli occhi tristi, perché dell'inquilino che voleva sfrattare Giampaolo da questo mondo, lei sapeva già tutto.
Al suo inquilino scomodo, che ha raccontato anche in un libro scritto per l'associazione delle leucemie, l'AIL (clicca qui), non piaceva la moto.
Si vede che in questa vita, quando qualcosa ti piace, dev'esserci per forza qualcosa o qualcuno che viene e te la porta via.
Il tramonto di Nordkapp resta lì, appeso al muro della mia infanzia, perché "Brillantina" ha chiuso, io i capelli me li taglio da solo e di quel posterone si sono ormai perse le tracce; ai ricordi di futuro motociclista che sarei diventato; al sogno di trovare sulla mia strada gente come Giampaolo.
Buona strada vecchio amico...
Copyright © Lorenzo Borselli tutti i diritti riservati
Una guerra, quella col male, che lo ha tenuto prigioniero in un corpo sempre più esile e provato, ma al quale ha tenuto testa con una forza e una dignità tipiche dell'Eroe.
Lo chiamava "inquilino scomodo", il suo nemico, una fottuta forma di leucemia che fece capolino più o meno dieci anni fa e che da allora ha combattuto ogni attimo della sua vita, fino a quando - alla fine - non gli è toccato spegnere il motore e andare avanti.
Ora, un amico che avesse condiviso con lui le avventure epiche dei "suoi" anni '70 potrebbe dilungarsi nel raccontare delle scorrerie nordiche di quei tempi, quando la sua Honda puntava dritta verso Caponord, incontro alla vita e alle ragazze svedesi, "tutte attraenti e garbate", "perlopiù molto giovani", che "gironzolavano con bottiglie di vodka in tasca e, dato un sorso di quella roba bruciabudella, si fermavano poi ad un chiosco a bere birra".
Per me Giampaolo, "il Cinese", era già allora un eroe e la foto di lui e di Mario Magli, "il Becchino", in posa accanto al globo che un giorno più o meno simile di trent'anni dopo avrei abbracciato anch'io, era il mio riferimento. Era appesa da "Brillantina", il barbiere di piazza del comune, a Calenzano, e mentre mi tosava il testone di fanciullo io stavo lì a rigirarmi quel posterone, immaginando come sarebbe stato quando lassù ci sarei andato io (clicca qui).
Così, quando ritornai da quella spedizione, che ormai d'avventuriero ha ben poco, Giampaolo venne a suonare il campanello di casa e lasciò alla zia Renza un libro che aveva deciso di scrivere proprio nel 2009. (eccolo qui)
Del suo male parlava poco. Preferiva parlare delle bionde sciantose che aveva conosciuto nei suoi viaggi successivi, molti dei quali fatti in macchina, o in aereo, promettendo a me e a se stesso che prima o poi, quando sarebbe guarito, sarebbe tornato in sella.
Parlava soprattutto di Saida, la sua moglie, una bellissima tunisina con gli occhi tristi, perché dell'inquilino che voleva sfrattare Giampaolo da questo mondo, lei sapeva già tutto.
Al suo inquilino scomodo, che ha raccontato anche in un libro scritto per l'associazione delle leucemie, l'AIL (clicca qui), non piaceva la moto.
Si vede che in questa vita, quando qualcosa ti piace, dev'esserci per forza qualcosa o qualcuno che viene e te la porta via.
Il tramonto di Nordkapp resta lì, appeso al muro della mia infanzia, perché "Brillantina" ha chiuso, io i capelli me li taglio da solo e di quel posterone si sono ormai perse le tracce; ai ricordi di futuro motociclista che sarei diventato; al sogno di trovare sulla mia strada gente come Giampaolo.
Buona strada vecchio amico...
Copyright © Lorenzo Borselli tutti i diritti riservati
bello...
RispondiEliminahttp://www.storiedimoto.com/p/capo-nord-1979.html
da leggere.
un viaggio così nel 1979 è roba da Eroi davvero.
Mica come noi che
sappiamo tutte le lingue e se non le sappiamo abbiamo il traduttore sul
telefono e il navigatore he non sbaglia mai direzione.
Mi dispiace che
anche Giampaolo sia andato avanti.
Ma in realtà sono contenta per lui.
Sono sempre più convinta che la vita vera stia di là.
Ciao Lorenzo.
RispondiEliminaLa ringrazio molto per le belle parole che ha scritto di giampaolo, l'uomo con cui ho vissuto una storia d'amore profonda , un amore che ha superato le "frontiere" culturale tra
di noi due,,,, non smettero mai di amare giampaolo ... lo dico con la tristessa del mondo perchè non e piu qui ... c'e solo troppo vuoto , troppo silenzio,,,,
Sto pensando di creare una pagina facebook per giampaolo ... sua Blog m'aiutera , e mi servira come LINK ...
...
EliminaCiao Lorenzo,
RispondiEliminacerte volte la perdita di un amico viene stemperata, quasi come se non avvenisse, se -come hai fatto tu- lo si ricorda nel pieno della sua vitalità, e che vitalità aveva!
Ho letto tutto, doveva essere proprio un bel tipo.
R.I.P.
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