"Nel mondo dei bambini tutti i quadri sono appesi troppo in alto"
- Stig Dagerman , Il Viaggiatore, 1951 -
Dentino
aveva il pallino della moto fin da quando era piccolo. Era una questione
genetica, ma aveva avuto un pochino di paura a dichiararla, perché temeva il rifiuto del babbo. Meglio il silenzio di un no, detto dal babbo.
La viveva con incredibile
e rassegnata angoscia e quel sentimento gli è rimasto appiccicato
addosso come l’etichetta della bilancia elettronica al supermercato, che se
provi a tirarla via si porta dietro la superficie della busta fino a staccarla. Il
risultato è che l’etichetta resta lì come la paura e la busta (la pelle), non
c’è più.
Il
primo amore fu il Grizzly, un minicross da urlo.
La
prima volta che lo vide fu su un numero di Topolino degli anni ’80, cavalcato
da un ragazzino dai capelli rossi che conosceva bene.
Abitava
nei paraggi e lo invidiava con tutte le sue forze: aveva una vita incredibile e pensate che andò perfino al Motor Show, un luogo che Dentino non sarebbe mai riuscito a visitare, un po' come per voi normali dev'essere Marte.
Il babbo lo
fece andare in pista e per farlo contento, ovviamente, ricambiò facendo il miglior tempo. Ci sarebbe riuscito anche lui, se qualcuno lo avesse portato, ma nessuno lo portava.
Come
vincere il mondiale.
Tornò
a casa con un bel Grizzly nuovo di zecca in premio e con un servizio sul giornalino che Dentino
leggeva tutte le settimane...
Così a
Dentino non restava che andare su e giù sul cemento del vialetto (azz, il vialetto), ripetendo a ogni inversione di marcia il via ossessivo del viaggio che avrebbe voluto fare; non gli restava che pedalare sul kart che non cresceva insieme a lui e che
ogni giorno era sempre più piccino, mentre il Grizzly, invece, cresceva.
Diventava
un Fifty, poi un Malanca, poi una Yamaha RD e poi un Giesse 80.
Dentino
metteva il casco del Fola (perché non ne aveva uno suo) quando riusciva a farselo imprestare e restava ore sulle pagine
a colori dei fumetti, a sognarsi.
Il
tempo passava e lui continuava a sperare di scendere dal letto, una mattina, e
di trovare il Grizzly che lo aspettava giù in giardino.
Ci
sarebbe salito sopra, avrebbe messo un bel paio di stivali rossi, un casco
MRobert e avrebbe attraversato il deserto tra Luke Skywalker e Giacomo Agostini,
ma il kart aveva quattro ruote, due pedali e il casco era quello di plastica
del Fola, che non era suo.
Forse
il futuro sarebbe stato diverso…
Ma Dentino sei te?
RispondiEliminaSe mi dici chi sei, te lo dico.
RispondiEliminaDentino mi è sempre piaciuto.
RispondiEliminaAnche se non ha avuto la moto che voleva quando lo voleva lui.
Anzi, è uno dei motivi per cui mi piace, perché se avesse avuto quella moto, sarebbe un altro.
Magari si sarebbe montato la testa, chi lo sa.
E invece è cresciuto un ragazzo capace di sentirsi dire "no" anche se non se lo voleva sentir dire e quindi nemmeno provava a chiedere.
Dentino è uno forte, più di cosa crede.
Certe volte sbanda un po', certe volte riprende a fumare, certe altre si ritira in un eremo in montagna ma poi, Dentino torna sempre a vivere, a scrivere, a sciare, a passeggiare, a raccontare vecchi ricordi di un bimbo di quelli che oggi non ne nascono più.
Eh, Dentino...
RispondiEliminaInfatti, salto dalla mattina alla sera...
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