"Se sei in un tunnel e non trovi l'uscita, arredalo!"
Pina (Radio DJ)
Porto indietro la moto, entrando nel garage buio che si
illumina col rosso del suo culo. Quadro acceso. Schivo con la gomma posteriore la macchia di una
specie di liquido rossastro schizzato fuori dal radiatore della pandagialla.
Sembra una scena del crimine.
Immagino di dover riempire frettolosamente le due
borse in alluminio della giesse, indossare di corsa i pantaloni in pelle stretta
e poi il giubbotto; mi vedo a contare una mazzetta di soldi rubati chissà dove
o presi chissà a chi; penso alla sensazione finale di lasciarmi dietro tutto e
tutti e di scappare ancora una volta solo con lei.
Dico ancora una volta. Cioè,
lo penso.
E mentre lo penso, realizzo che non sono scappato mai, solo con lei.
Ci ho provato e sono rimbalzato sulla pietra di Bismantova, un sabato mattina presto
di luglio (guarda qui). A dire la verità non è stato proprio come rimbalzare: ero il
cagnaccio che abbaia a Isidoro, un cagnaccio stupido o rabbioso che correva a perdifiato
nel giardino del padrone, legato stretto alla catena lunga per l’appunto fino
alla fine del vialetto. Isidoro sta lì, che mi guarda beffardo e io corro
fortissimo sapendo che la catena non basta. Non si sa se lo faccio preferendo
l’essere considerato un cane scemo, ma coraggioso, o se preferisco passare per
un cane scemo e basta.
Corrocorrocorro e lui sta lì.
L’autostrada è il vialetto di casa e il 44° parallelo (e
rotti) che corre sopra la pietra di Bismantova è la linea ideale dove far
finire quel cazzo di vialetto.
Il problema è: dove cazzo sta Isidoro? Lassù, oltre il
44esimo parallelo, e mi fa paura affrontarlo, o dietro di me, nel cortile di
casa, e mi fa paura allontanarmene? Insomma: Isidoro è una sfida che non
affronto o è la trasfigurazione del padrone?
Poi, il vialetto: cos'è? Una prigione, un'illusione di libertà, il conformismo al quale restiamo tutti appiccicati come le mosche, il tunnel della Pina, che il brother Oscar mi ricorda di arredare?
Maremma maiala, quante domande...
Che dici, Oscar, lo arredo davvero? Non è che mobili e oggetti, elettrodomestici e frigo pieno sono solo frivolezze e piccole gioie che rendono squallida la vita, come l'atto di spingere la moto a retromarcia nel garage? Cazzo Oscar...
Un tuono mi richiama indietro dalla realtà onirica del sovrappensiero in cui piombano spesso le persone che hanno tanti problemi, più o meno immaginari, e tanti pensieri, più o meno reali.
Metto la moto di traverso, nel garage, in una posizione
innaturale per lei: di traverso, appunto. Di traverso ci sta una macchina, e può essere bello solo se al massimo è il traverso su una rotonda.
Quando giro la chiave e la tolgo, la luce rossa si
spegne e con essa svanisce il riflesso rubino del liquido sul pavimento.
Nessun crimine, dunque. Piove fortissimo e non resta che aspettare.
Il caldo è appena andato via e già ne sento la mancanza.
Ho perso un altro anno per fuggire.
Dannato vialetto...
Copyright © Lorenzo Borselli tutti i diritti riservati
Mi fa sempre piacere leggere i tuoi racconti. Bravo!
RispondiEliminabravo lorenzo!
RispondiElimina