La cerimonia di consegna dei boxer... |
la SP41, dello Sbirro (infame?) |
L’incontro con Oskar avviene a Castiglione della Pescaia, in piazza, dove si svolge la cerimonia di consegna dei boxer. Secondo alcuni testimoni ne esisterebbero solo tre paia, tutte accaparrate dal mio compagno di viaggio: uno per me, uno per lui e uno per Julian, l’amico spagnolo di Oskar (e quindi mio), che incontreremo a sud di Tarragona, in una città che si chiama Tortosa. Le mutande sono bellissime e tutti si fermano a guardarmi mentre le indosso. È un successo, come attesta la foto postata sul mio profilo di Facebook. Le donne impazziranno per noi. Ai Tordai, un ristorantino alla fine della strada dello Sbirro, avviene l’incontro clou della giornata. Almeno fino a quel momento. Mentre si mangia, incalzati a narrar le nostre gesta dalla cameriera parecchio interessata (non s’è capito a chi o a cosa), ecco apparire Iron Man, l’ex celerino Ferrini. Il quale, dopo le offese di rito, prima ci racconta di come e quanto corre al Mugello, poi si scola un limoncello, scrocca un caffè e infine si leva dai coglioni, rimandando ala prossima estate un agone motociclistico in qualche passo della Tuscia. Gonfi di pici all’aglione, con la fiatella che si fa sentire dentro il casco come il ritorno di fiamma di una Leovinci, comincia l’avvicinamento al Pier 21, l’imbarco a Civitavecchia, dove la nave ci aspetta. E qui cominciano gli incontri strani, quelli che solo la motocicletta ti fa fare. Il primo non è bellissimo. Tipo basso, colore olivastro, denti gialli e consunti. Ci fa capire che è uomo di mondo perché lavora a Barcellona e fa l’esperto sulla navigazione. Ci rivela, dall’alto della sua consolidata esperienza di passeggero, che quando il bastimento si allontana dalla costa, il telefono smette di funzionare. Io annuisco, scoprendo un nuovo mondo di sapere, mentre Oskar lo manda a cacare con lo sguardo, prende le sue cose e va fuori, al freddo e al gelo. Non prima, però, di aver conosciuto due soggetti niente male, le cui moto, due mukke tasselate e cariche come due muli dell’artiglieria alpina, sono parcheggiate fuori, una è un GS Adventure 1200, l’altro un GS 1150. Se credevamo di essere soli, beh, siamo rimasti delusi. Gigi il bancario e Alessandro il ginecologo. Guné, in greco antico, vuol dire donna. Lo invidio un po’. Sono due ganzissimi biker, il primo romano trapiantato nel volterrano a seguito di un fortunatissimo divorzio, il secondo pisano doc, esperto in graziosi animaletti di pelo riccio, quelli che hanno la propria tana tra le cosce... Spettacolo. Ci sistemiamo in pole position per l’imbarco che è già buio. Fa un freddo cane. Ma ci riscalda subito l’arrivo di un terzetto di veri cavalli di razza: Bubi ha un Varadero 2005 con tassellone e Arrows; i’Gallo c’ha un carotone austriaco da 625cc e un Belstaff da mito, e infine l’Andrilli, che appena scopre la mia progenie calenzanese accenna timido alla conoscenza del Piddu. Roba da pazzi! Il problema sarà riportare la pelle (non solo quella di daino) a casa. Se il buongiorno si vede dal mattino…
da sinistra: il Bubi, poi l'Andrilli e, a destra /(sornione), i'Gallo... |
La cena in camera è assicurata da una sortita a un supermercato fuori del porto, dove acquistiamo due rosette in plastica e tre etti di prosciutto di Parma, oltre a una confezione di Emmental di quelli saporiti come una soletta delle mie Asics da corsa. Il vino è invece servito, ad una temperatura di 12 gradi, in un bicchiere da bagno Grimaldi, sottratto nella doccia della mia suite, e in una mezza bottiglietta di acqua sapientemente, ma pericolosamente, tagliata dal temperino svizzero dell’Oskar. Temperino che, giusto per restare in linea con lo stile di vita del motard che mi onoro di accompagnare, sarà anche elvetico (della Swiss Army), ma è colorato e marchiato “Monaco”.
La navigazione è docile. Nemmeno un’increspatura: a 23 nodi arriviamo a Barcellona alle 18:30 di mercoledì 5 gennaio.
Durante il viaggio abbiamo soprattutto parlato. Del perché si va in moto, di come lo si fa, di cosa abbiamo visto nella nostra vita in sella, di cosa ci aspettiamo dietro la prossima curva. Ognuno ne ha una e alla fine anche un tipo burbero come i’Gallo sfodera racconti di cadute e derapate degne elle migliori antologie.
Questa è la moto.
Allo sbarco è come quando slegano i maiali. Le moto vanno ognuna per la sua strada verso lo stesso ideale punto, a Valladolid.
Solo che ognuno ci arriverà per i cazzi suoi. Noi, a rebour, andiamo verso sud.
L'unico gay pride è quello che mi aspetta con Bruno... guardate come si prepara alla monta... |
Conosco anche Miriam, la bellissima moglie del nostro ospite, che è in dolce attesa. E io mi fidanzo subito con Bruno, un molosso portatile di pelo corto (si dice bulldog francese) che si innamora della mia gamba. Ci si sfrega, ci si struscia, poi si impenna sulle minizampe posteriori e cerca di incularmela, sfoderando un pene rosso come un peperoncino e duro come un cantuccio di Prato, mentre due palle mignon rosa come le guance paonazze di un clown sdonderellano sfidando la legge di gravità.
Sono ospite e quindi freno la mia pulsione omicida, salvato in extremis da Miriam che accarezza la sua bestiola facendola calmare.
Cazzo, è eccitatissimo.
La cena è memorabile. Il dopocena anche.
La notte no. Il letto è comodissimo, ma le crisi epilettiche di Oskar, con cui condivido il giaciglio, mi ricordano che la compagnia di Raffaella è decisamente migliore.
Julian e la sua bellissima moglie, Miriam |
Eh già… perché la Raffa mi manca davvero tanto e solo quando mi sono trovato in mezzo al mare, lontano e senza campo, mi è venuta una voglia irrefrenabile di parlare con lei. Proprio vero.
È quando sei lontano che capisci l’intensità del legame che ti lega alla persona che ami…
Ma oggi si ricomincia e la strada è lunga.
Buon viaggio
RispondiEliminameno male che stamani lavoro da solo...
RispondiEliminaLoré ma tu non lavori mai... vieni qua ti fò lavorà io...
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